
Correggere le guance paffute: la bichectomia
Vi racconto uno degli interventi più interessanti degli ultimi anni. Questa volta non mi preme darvi il mio punto di vista (che, tra parentesi, è favorevole), quanto piuttosto farvelo conoscere: si tratta infatti, almeno in Italia, di una pratica relativamente poco nota, benché in crescita esponenziale. Partiamo dal capire cos’è la bichectomia
COS’È LA BOLLA DEL BICHAT
La bolla del Bichat non è altro che il tessuto adiposo contenuto tra il muscolo massetere ed il muscolo buccinatore, ovvero tra i muscoli superficiali e quelli più profondi della guancia. Queste “pallottole” di grasso compaiono quando siamo piccoli, perché hanno la funzione di sostenere le nostre guance quando poppiamo il latte materno… oltre che conferirci quel viso rotondo che fa impazzire di tenerezza le mamme, i papà e le zie compiaciute. Con poca gioia delle suddette (come faranno a strizzarci le guance, poi?), queste bolle di grasso vanno poi via via riducendosi durante la crescita, senza però mai scomparire del tutto. Le guance perdono, durante l’adolescenza, il loro aspetto arrotondato e il viso acquista un aspetto e una fisionomia meno infantili… eppure le bolle del Bichat sono ancora lì.
COME SI FANNO SPARIRE LE GUANCE PAFFUTE
In alcune persone, questa riduzione spontanea del grasso facciale non avviene in modo significativo. Il motivo non ha niente a che fare con il peso corporeo della persona, con l’ingrassamento o con il dimagrimento: si tratta proprio di una caratteristica individuale. Il tessuto adiposo delle bolle non è condizionato dall’essere magri o grassi, il che le rende quasi “democratiche”: chi, nella popolazione maschile e femminile, si ritrova con delle guance particolarmente paffute non può tendenzialmente fare nulla… almeno fino a qualche anno fa. L’interesse della chirurgia estetica verso le bolle di Bichat è infatti aumentato negli ultimi anni, in modo concomitante ad un trend estetico che sembra meno passeggero di quanto ci si potesse aspettare. E, come spesso succede, sono proprio le tendenze del mondo della bellezza e della moda a influenzare scoperte scientifiche e nuovi interventi in campo medico e chirurgico. E’ proprio il caso della “cheek reduction surgery”, in Italia nota come “bichectomia”: una pratica che ha preso sempre più piede, qui come all’estero, e che consiste nel modificare l’aspetto arrotondato e “appesantito” del viso, rimuovendo le bolle del Bichat.
COME FUNZIONA L’INTERVENTO DI RIMOZIONE
Questa procedura chirurgica è assolutamente mini-invasiva e non dolorosa. E’ già molto diffusa soprattutto negli Stati Uniti, complice appunto la tendenza a privilegiare i visi dall’aspetto scolpito e angoloso, simili a quello di Cara Delavigne e Kate Moss. Le “guance paffute” sono infatti sempre più ritenute antiestetiche e poco seducenti… non solo nelle donne. Anche negli adulti di sesso maschile, questo intervento sta riscuotendo interesse e successo: come vi dicevo, si tratta di un fatto assolutamente democratico.
L’intervento è molto semplice da eseguire: il chirurgo accede attraverso la bocca del paziente e pratica una piccola incisione della mucosa interna della guancia a livello dei molari superiori. Questo permette di non lasciare sul viso, di fatto, alcun segno o cicatrice visibile, se non un lieve gonfiore post-operatorio simile a quello che potrebbe portare una seduta dal dentista. Si esegue in anestesia locale con sedazione, per un tempo massimo di 45 minuti, trascorsi i quali si noterà già un contorno del viso complessivamente più incisivo e definito, dal momento che la scomparsa degli accumuli adiposi rende più evidenti gli zigomi e il contorno della mandibola.
PERCHÉ FARLO?
La domanda che mi viene posta per questo intervento, di solito, è proprio l’opposta: perché non farlo? La bichectomia è talmente lieve, non invasiva e sostanzialmente “invisibile” da far pensare che chiunque potrebbe farla. E’ così? Sì, ma non è questo l’atteggiamento che è corretto promuovere verso la chirurgia estetica. Sta al buonsenso del paziente capire se la necessità giustifichi o meno il desiderio di sottoporsi a questo intervento, e al medico ovviamente l’intenzione di incoraggiarlo… o no